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New_Cosa visitare - Hotel Zoello Je Suis

Hotel Zoello Je Suis

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Cosa visitare

Hotel Zoello Je Suis si trova in posizione strategica per poter facilmente raggiungere, scoprire e vivere gli splendidi luoghi che rendono uniche le colline del Grasparossa, ricche di colori, sapori e di autentiche storie.

Antico borgo di Castelvetro

Il sentimento romantico del territorio. Mattoni rossi, piccole vie, antiche dimore sollecitano le fantasie dei visitatori di Castelvetro. Nelle sue piazze ci piace sorseggiare un bicchiere di vino o cenare al lume di candela. Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, Castelvetro, si colloca tra le prime colline dell’Appennino Modenese e la fascia dell’alta Pianura Padana. L’area collinare con i suoi dolci pendii, paragonata alla silhouette delle colline toscane presenta molti appezzamenti coltivati a vite, in maggior parte di uve Grasparossa da cui il DOC Lambrusco Grasparossa di Castelvetro e a Trebbiano, altra uva tipica locale utilizzata come mosto per produrre l’Aceto Balsamico.Il Centro Storico di Castelvetro o Castello, anticamente circondato da mura, di cui si possono ancora ammirare i resti nella parte sud-est. si sviluppa nella piazza principale dove si affacciano la Torre delle Prigioni, il Palazzo Comunale e la Torre dell’Orologio che, a pianta quadrata, rappresenta quanto rimane delle fortificazioni del lato est. La città, ad anni alterni, accoglie il gioco della Dama Vivente, esibizione facente parte della manifestazione Il Cinquecento a Castelvetro.Quest’ultima, insieme alla Festa a Castello, ricorda il soggiorno in questa zona del celebre poeta e letterato Torquato Tasso, giovane studente in fuga da Bologna, ospitato nel1564 a Palazzo Rangoni che raggiungiamo,centro del feudo, residenza signorile e palazzo di rappresentanza.

Il Castello di Levizzano Rangone

Situato nel meraviglioso paesaggio collinare dell’omonima frazione del Comune di Castelvetro, la struttura consiste in una cinta muraria, al centro della quale è posta la cosiddetta “Torre Matildica”. A partire dal sec. XII il complesso fortificato fu restaurato e ampliato, in particolare, accanto alla torre posta a protezione dell’ingresso al Castello, venne eretta una parte del Palazzo feudale e fu costruita una galleria sotterranea che unisce ancora oggi il Palazzo alla Torre. Intorno al XVI sec. gli edifici subirono importanti trasformazioni: risalgono a questo periodo le cosiddette “Stanze dei Vescovi”, il cui soffitto presenta antichi soffitti lignei ed un ciclo di affreschi rinascimentali. Gli ultimi importanti lavori, terminati nel 2007, hanno permesso la conservazione di un immobile di valenza storica clturale unico nel suo genere, rendendolo perfettamente funzionale ad essere dedicato a mostre, attività Culturali, convegni, seminari, ricevimenti ed attività di ristorazione.

Oratorio Romanico di San Michele Arcangelo

Recentemente restaurato, l’oratorio presenta parti della muraturaoriginale in regolari blocchi di arenaria, nei fianchi e nella facciata. La semplice architettura, composta di un’aula rettangolare oggi sprovvista di abside, contrasta con l’esuberante ornamentazione della facciata e la fine decorazione del portale che si apre sul fianco destro. La fronte risulta divisa in due settori da una serie di arcatelle pensili molto profonde, orlate con un decoro ad ovuli e cordoncini e profilate da intagli seghettati o smerlati. L’archivolto del portale, decorato da un intreccio di palmette e nastri molto frammentato, poggia su due colonne monolitiche con capitello a fogliami. Al centro si scorge una testina, l’unica rimasta di due che presumibilmente dovevano ornare la parte superiore. Meglio conservata è l’elegante ornamentazione della porta laterale. L’interno si presentava piuttosto nudo: l’unico ornamento ora presente è costituito da sei figure ad affresco rappresentanti dei santi. Secondo alcuni studiosi l’edificio risale all’inizio dell’XI secolo, secondo altri alla seconda metà del XII.

Mostra “Fili d’oro a palazzo”

Moda e poesia del Rinascimento, esposizione permanente di abiti in stile rinascimentale a cura dell’Associazione “Dama Vivente”. La mostra è dedicata al soggiorno del poeta Tasso presso il feudo del Marchese Fulvio Rangoni a Castelvetro. Gli abiti sono ricamati a mano dalle volontarie dell’Ass. Dama Vivente che ogni anno nel mese di settembre a Castelvetro organizzano una rievocazione storica: “Dama Vivente” Vera e propria partita a dama, giocata sulla piazza a damier, con pedine e damoni impersonati da bambini e ragazze (organizzata in anni pari). “Festa a Castello” Corteo storico e banchetto rinascimentale con l’allegro contorno di musica, giochi, balli e cibi della tradizione locale. A tale cena tutti possono partecipare, previa prenotazione, purchè indossino abiti rigorosamente dell’epoca (organizzata in anni dispari).

Santuario di Puianello

Il Santuario di Puianello è situato nella provincia di Modena, in comune di Castelvetro, nella parrocchia di Levizzano Rangone; dista 25 Km da Modena. Si trova tra due torrenti: il Tiepido a sinistra e il Guerro a destra. Il Santuario di Puianello sorse, a partire dal 1716, per volontà della Marchesa Teresa Rangoni e fu dedicato alla Madonna della Salute. La facciata, in cotto, di linee semplici, nella parte centrale, è divisa in due scomparti quasi quadrati, sormontati dal timpano, fiancheggiati da due corpi laterali più bassi e più stretti, corrispondenti alla Sagrestia della Chiesa e alle abitazioni dei Padri Cappuccini, che reggono il Santuario dal 1947. Un semplice portale e una finestra rettangolari si aprono sulla facciata; quest’ultima è stata recentemente ornata da una vetrata policroma in cui è raffigurata la Madonna della Salute. Sul timpano è posta una croce di ferro. Un tamburo circolare, internamente cupola, si eleva sul tetto, quasi al centro del Santuario, sormontato da una grande croce doppia illuminata e visibile anche in lontananza. Due campanili s’innalzano, ai lati del presbiterio: hanno forma rettangolare con guglia centrale sopraelevata, contornata alla base da quattro gugliette ornamentali. L’interno è barocco, con pianta a croce latina e vi è conservato, insieme ad altre pregevoli opere d’arte, il dipinto della “Madonna della Salute”, attribuito al pittore sassolese Giacomo Cavedoni (1577-1660).

Musa – Museo dell’assurdo

Nel 2002 nasce la prima raccolta permanente d’arte contemporanea, con un obiettivo pienamente dichiarato ed un altro leggibile fra le righe. Il primo è quello di rendere permanenti le esperienze prodotte dal “Mercurdo“, biennale dedicata all’assurdo che si svolge a Castelvetro, il secondo considera questa uova presenza mussale un’opportunità per contribuire ed approfondire il dibattito e le proposte sull’arte contemporanea. La sezione all’aperto ospita opere di: Rossella Tauro e Alessandro Neretti dell’Istituto d’Arte Ballardini di Faenza, Sara Bolzani e Nicola Zamboni, Pietro Belotti, Antonio Sorrentino e Ko Jae Chun. Nel 2004 è stata inaugurata la sezione interna destinata ad ospitare la collezione permanente del Museo. Ad oggi il museo è composto da due sezioni principali, “Assurdo come gioco Neobarocco” e “Assurdo come metafora dell’Esistenza”; nella prima prevalgono il gioco dei segni, la ripetizione e lo straniamento, accompagnati da un senso del ludico e del gioco intellettuale. Nella seconda sala l’assurdo diventa un meccanismo per forzare la realtà a manifestarsi, per farne venire fuori le ansie e le paure. Nelle arti visive spesso il gioco della metafora ha addolcito la carica drammatica dei valori contenuti, per questo spesso il paradosso è rimasto tale, senza diventare porta di accesso ad una realtà vera e sostanziale alla quale tutti apparteniamo. In esposizione opere di Alex Pinna, Paolo Consorti, Silvia Levenson, Arnold Dall’O, Luca Lumaca e Danilo Busia. Dal Mercurdo al Musa, l’ultima sezione inaugurata nel 2012, ospita artisti che hanno vinto il premio Musa partecipando al concorso internazionale dell’assurdo in occasione del Festival “Mercurdo”.

Musei Ferrari

I Musei Ferrari a Maranello e Modena ti condurranno in un viaggio affascinante, tra passato e futuro, alla scoperta del Mito Ferrari. Il Museo di Maranello racconta la Ferrari di oggi e di domani, affondando le radici nella straordinaria storia del Cavallino Rampante. Un percorso tra le Formula 1 più celebri e vittoriose, i modelli delle categorie Sport Prototipi e Gran Turismo e i più significativi tra quelli da strada. Il Museo di Modena, invece è dedicato alla vita e al lavoro di Enzo Ferrari, il fondatore della casa automobilistica Ferrari.

Casa Museo Luciano Pavarotti

La visita a questa casa consentirà di scoprire Pavarotti alla luce più intima e calda delle sue stanze, di avvicinarsi garbatamente alla sua memoria ammirando i suoi oggetti personali, conoscendo le sue abitudini quotidiane, scoprendo l’uomo di casa smessi i panni del grande artista. La villa è collocata nell’area che egli aveva acquistato molti anni prima, a metà anni Ottanta, ed è stata progettata scrupolosamente i dettami e le indicazioni che il Maestro stesso ha fornito agli architetti e tecnici che ne hanno seguito la costruzione. Ancora oggi, la casa del Maestro riflette in ogni dettaglio la personalità di colui che l’ha ispirata, custodisce gli oggetti di cui amava circondarsi, racchiude i ricordi delle sue giornate spese in compagnia della famiglia, degli amici, dei giovani studenti. Si potranno ammirare i suoi abiti di scena più famosi, le foto e i video che hanno scandito la sua parabola artistica, gli innumerevoli premi e riconoscimenti, i cimeli di una carriera lunga più di quarant’anni nei teatri d’opera di tutto il mondo.

Duomo di Modena

Dichiarato dall'Unesco "Patrimonio dell'Umanita", il Duomo di Modena rappresenta forse la massima espressione dell'architettura e della scultura romanica in Italia. Lanfranco e Wiligelmo segnano gli inizi dell'arte italiana nel Medioevo. Alla sua realizzazione sono legati i nomi dell’architetto Lanfranco, responsabile della progettazione dell’architettura della nuova chiesa, e dello scultore Wiligelmo, al quale si devono invece i rilievi marmorei dell’esterno dell’edificio. Sono questi, con la loro dinamica e intensa plasticità e la toccante capacità narrativa, che fanno del Duomo una grande biblia pauperum di pietra, realizzata da un grande protagonista dell’arte romanica. Altri interventi di grande fascino sono quelli del cosiddetto “Maestro delle Metope”, con le sue creature mostruose fantastiche che scandiscono i salienti del tetto, e dei maestri che lavorarono alla Porta dei Principi, realizzando l’architrave decorato con episodi della vita di San Geminiano, e gli allievi di Wiligelmo che realizzarono il portale istoriato della porta della Pescheria. L’interno, raccolto e austero, ospita a sua volta capolavori come il Presepe in terracotta di Antonio Begarelli, il pulpito di Enrico da Campione e il pontile realizzato dalle stesse maestranze campionesi che lavorarono anche alla facciata, fino a scendere nella cripta che custodisce le reliquie di san Geminiano e il gruppo scultoreo della Madonna della Pappa, uno dei vertici della scultura in terracotta di Guido Mazzoni.

Palazzo Ducale Modena

Il Palazzo Ducale di Modena è stata sede della Corte Estense, del Ducato di Modena e Reggio, tra Seicento e Ottocento; successivamente, dall'unità d'Italia, il Palazzo ospita la prestigiosa Accademia Militare di Modena. La maestosa facciata, alleggerita dal gioco cromatico dei marmi, è stata recentemente restaurata. Dalla porta centrale si accede all'elegante Cortile d'onore, sede delle cerimonie militari, e al suggestivo Scalone d'onore. Nel Salone centrale è degno di nota il soffitto, affrescato nel Settecento da Marcantonio Franceschini con l’incoronazione di Bradamante, capostipite degli Este, già celebrata da Ariosto nell'Orlando furioso. Suggestiva testimonianza dello sfarzo della piccola corte modenese nel Settecento è il Salottino d'oro, il gabinetto di lavoro del duca Francesco III, che nel 1756 lo fece rivestire e decorare con pannelli rivestiti di oro zecchino. Una curiosità: i pannelli erano smontabili, il che ha permesso ai modenesi di conservare il salottino, smontato e nascosto nei sotterranei, nonostante le occupazioni e i saccheggi. Nel 2015 sono state aggiunte delle fontane, che percorrono tutta la piazza.

Galleria Estense

La Galleria Estense di Modena nasce dalle raccolte dei duchi d’Este, il cui nucleo originale risale al secolo XIV. Nonostante vicissitudini storiche tormentate abbiano depauperato l’antico patrimonio della famiglia, la Galleria è giunta fino a noi come museo di primaria importanza, incrementato, negli ultimi cento anni, da ulteriori acquisizioni statali. La guida illustra il patrimonio delle collezioni, cha vantano capolavori di varia natura, frutto del collezionismo dei signori d’Este. La sezione dei dipinti è rappresentativa del periodo che va dal XIV secolo al XVIII: spiccano capolavori dell’arte italiana del Cinquecento e del Seicento, ma anche significative testimonianze di pittura fiamminga. Molto ricca è la sezione di scultura, che vanta un capolavoro dell’arte barocca, come il Busto di Francesco I di Giovan Lorenzo Bernini, nonché bronzetti di altissima qualità. Altrettanto pregevole è la collezione di oggetti di arti decorative, estremi residui dell’antica e sfarzosa raccolta ducale. L’ultima sezione è dedicata agli strumenti musicali, che testimoniano ancora una volta il gusto raffinato, esigente e colto degli Estensi.

Mercato Storico Albinelli

Il Mercato Albinelli ha una lunga storia. Nei primi decenni del ‘900 l’Amministrazione affidò la progettazione di un luogo deputato al mercato dei generi alimentari ed iniziò le demolizioni nell’area compresa fra l’ex Contrada Carceri (intitolata nel frattempo al sindaco Albinelli) e via Mondatora. Il nuovo Mercato venne inaugurato il 28 ottobre 1931, elegante riparo ai venditori ambulanti di Piazza Grande. Il progetto, innovativo per l’epoca, prestava particolare attenzione alla tutela dell’igiene, prevedendo banchi di marmo per i pescivendoli, garantendo la fornitura di acqua corrente ad ogni postazione e progettando il pavimento in modo da facilitarne la pulitura. Con le volute in ferro che collegano le colonne portanti e al centro la bellissima fontana della “fanciullina con canestro di frutta”, opera del Graziosi, il Mercato Albinelli è il cuore pulsante della città. La splendida struttura architettonica, i banchi colorati, il via vai delle persone alla ricerca di quei prodotti che qui hanno un sapore particolare, affascinano i visitatori e gli affezionati di sempre. Le qualità che contraddistinguono il Mercato sono la genuinità dei prodotti e la franchezza dei rapporti diretti con chi qui lavora. È bello venire a fare la spesa perché si può trovare la tradizione migliore di una gastronomia, quella modenese, conosciuta e apprezzata in Italia e nel mondo, ma anche perché è ancora possibile scambiare due chiacchiere, salutarsi con gli sguardi e con la voce, fare un commento sulla vita in generale, sui figli che crescono, sulla partita giocata il giorno prima, a volte con ironia, sempre con una cordialità spontanea e vitale. Non mancano mai eventi, spettacoli, iniziative culturali. Insomma, il Mercato Albinelli non è solo un luogo in cui fare la spesa tutti i giorni, è piuttosto uno spazio in cui la modenesità si vive, si respira e si trasmette in modo positivamente contagioso.

Acetaia La Vecchia Dispensa

L’Acetaia nasce nel 1905 ed è portata avanti da 4 generazioni all’interno della stessa famiglia. La Vecchia Dispensa è una realtà completamente artigianale dove tutto viene realizzato sapientemente a mano nel massimo rispetto della tradizione. Con orgoglio La Vecchia Dispensa vanta una delle prime licenze di produzione e commercio per l’Aceto Balsamico, la numero 13. Il suo storico punto vendita apre a Castelvetro nel 1975, ed è ancora oggi punto di riferimento per migliaia di amanti dell'”oro nero” che ogni anno visitano Modena. Questo testimonia la lunga tradizione di questa Acetaia, che continua ancora oggi nella ricerca della più alta qualità. I suoi prodotti oggi vengono esportati in più di 30 Paesi del Mondo, e il marchio ha raggiunto una reputazione sul mercato internazionale tra le acetaie modenesi. La filiera produttiva punta a valorizzare la materia prima locale. Dal 2002 l’Acetaia produce una gamma di Aceti Balsamici certificati Biologici che hanno innovato il processo produttivo. Secondo questi principi La Vecchia Dispensa lavora per favorire e sostenere realtà agricole Bio, cercando di minimizzare il proprio impatto ambientale. Da molti anni è inoltre possibile richiedere visite guidate all’interno delle acetaie: non dimenticare di visitare l’Acetaia Storica, custodita all’interno di una torre del XVI secolo. Le degustazioni guidate sono un’occasione imperdibile per imparare a degustare l’aceto balsamico, ed è possibile vivere questa esperienza tutto l’anno.